Di seguito è riproposto un'aticolo, riportato in un post pubblicato da NAPARS (the National Assoc of Professional Accident Reconstruction Specialists), nel quale sono approfonditi i meccanismi relativi alla formazione delle tracce di frenata al suolo.
Quando il conducente di un veicolo mette in atto una manovra di frenata, la pressione dell'olio aumenta con una certa gradualità durante la corsa del pedale (tipicamente di pochi centimetri). Successivamente, la pressione statica generata nell'olio si propaga alle pinze attraverso i condotti dell'impianto frenante, spostando i pistoncini per spingere le pastiglie a contatto con i dischi: così si ottiene la frenatura.
Anche dall'azionamento dei freni di stazionamento, tipicamente non dotati di elementi idraulici, possiamo osservare lo stesso effetto: la foto sopra riportata mostra una prova di frenata eseguita azionando il freno di stazionamento di un camion leggero, dotato di ruote doppie posteriori. Dall'immagine possiamo notare chiaramente come la ghiaia viene spostata solo leggermente all'inizio, poi più marcatamente a seguito del bloccaggio delle ruote.
Varie ricerche pubblicate da SAE relative a tale fenomeno, mostrano chiaramente che l'energia dissipata in questo intervallo non può essere trascurata. Ciò può essere, ad esempio, riscontrato mediante l'analisi di dati EDR ottenuti dalla lettura della centralina ACM, relativi alle accelerazioni.
Di seguito è riportato il link della pagina di NAPARS, in cui è riportato il post relativo al presente articolo.
Varie ricerche pubblicate da SAE relative a tale fenomeno, mostrano chiaramente che l'energia dissipata in questo intervallo non può essere trascurata. Ciò può essere, ad esempio, riscontrato mediante l'analisi di dati EDR ottenuti dalla lettura della centralina ACM, relativi alle accelerazioni.
Di seguito è riportato il link della pagina di NAPARS, in cui è riportato il post relativo al presente articolo.